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Si è tenuto questa mattina il “Tavolo Verde” del Nuovo Circondario Imolese, nella sede di via Boccaccio, a Imola, per una prima analisi della situazione post alluvionale, con la partecipazione degli amministratori locali, delle associazioni degli agricoltori, dei rappresentanti del mondo della cooperazione, oltre che di funzionari delle bonifiche, Renana e Romagna Occidentale.

I danni sono ovviamente di grandissima entità, con oltre 2000 ettari ancora allagati in modo cospicuo, e i problemi da affrontare sono su molti livelli e diversi per le zone geografiche (pianura e Vallata) e sono di natura idraulica, legati alla viabilità e soprattutto anche in prospettiva legati alla manutenzione del territorio e alla prevenzione.

I danni alle colture - Per quanto riguarda le colture, si evidenziano perdite della totalità dei raccolti nelle zone alluvionate collegati a problemi di asfissia radicale che comprometteranno anche i frutteti per i prossimi anni, facendo perdere una significativa percentuale delle alberature. Si somma a questo il problema dei trattamenti fitosanitari, che in molti casi hanno perduto la loro efficacia pur essendo state raggiunte le quote annuali, mentre le piante hanno già manifestato segnali di malattie. Occorrono pertanto deroghe mirate in questo senso e la previsione di metodologie innovative come quelle che utilizzano i droni, ma in modo rapido e burocraticamente semplificato.

I danni purtroppo saranno anche indiretti, in quanto i consorzi di bonifica, attualmente impegnati nella gestione della piena (con idrovore che pompano oltre 30.000 metri cubi al secondo, contro i 3200 di una normale pompa) hanno avuto danni per allagamenti agli impianti irrigui non potendo in questo momento garantire l’irrigazione necessaria in oltre 1.500 ettari di terreno non colpiti dall’alluvione, che quindi paradossalmente possono soffrire di siccità con il rialzo delle temperature.

Gli interventi dovranno essere massimamente tempestivi e adeguati per non perdere anche molte aziende nel territorio, con attenzione anche a calmierare il mercato degli affitti agricoli e alle assicurazioni oltre che sulla perdita di superficie agricola utile nelle zone collinari interessate dalle frane.

Maggior coinvolgimento dei privati nelle manutenzioni del territorio - Molti interventi della Associazioni hanno evidenziato una necessità di maggior coinvolgimento dei privati nelle manutenzioni del territorio e di accordi per la gestione degli alvei che consentano di intervenire anche per la manutenzione ordinaria, garantendo maggiore sorveglianza e capillarità, come con i microprogetti in passato attivati dalla Nuovo Circondario Imolese/Comunità Montana del Santerno.

Fondamentale, ovviamente, il ripristino della viabilità, anche nelle strade poderali, sia per le aziende agricole che per l’indotto.

Occorre inoltre ragionare preventivamente e sul medio periodo, per evitare il ripetersi di questi eventi, che spesso incidono sugli stessi territori e potranno divenire più frequenti a causa del cambiamento climatico.

In questa ottica occorre puntare su una migliore, più capillare e costante manutenzione, gestire le acque esterne ai canali, che si sono trovati a gestirle quando non sono progettati per questo e per il resto avrebbero tenuto, dotare di un efficace sistema di controllo il territorio e i fiumi e progettare le opportune opere e mettere a regime quelle già previste o individuate (come bacini di espansione e laminazione nelle cave dismesse).

Le dichiarazioni

Secondo il Sindaco delegato al Tavolo Verde Claudio Franceschi:

“Come Comuni siamo impegnati costantemente nella gestione dell’emergenza. Il comparto agricolo è stato fortemente colpito. In attesa del provvedimento che definirà in maniera chiara le risorse per la ricostruzione delle opere pubbliche, riteniamo fondamentale interloquire con le Associazioni Agricole, i Consorzi di bonifica e con la Regione per mappare i danni e per iniziare a progettare insieme e al meglio interventi stabili e duraturi che prevengano i danni prodotti dal cambiamento climatico”.

Secondo il Sindaco di Castel San Pietro Fausto Tinti:

“Abbiamo bisogno di aprire un percorso che consenta di pianificare interventi di medio periodo, in accordo con tutti gli attori del territorio e le istituzioni sovra-comunali, sul tema del dissesto idrogeologico. Come Nuovo Circondario abbiamo avviato il percorso per la redazione del PUG in forma associata e dobbiamo utilizzare questo strumento di pianificazione per prevedere la realizzazione di opere necessarie alla salvaguardia del territorio, come casse di espansione (anche utilizzando le cave dismesse) e interventi con i privati per il monitoraggio e la pulizia degli alvei dei fiumi. Per fare questo occorrono anche importanti risorse che auspichiamo arrivino al più presto. Inoltre abbiamo bisogno di potenziare anche le competenze pubbliche su questa tematica ed il livello circondariale è il luogo naturalmente deputato per dotarsi di professionalità specialistiche in materia di prevenzione e sicurezza idrogeologica perché le emergenze dovute a queste cause abbracciano un territorio che va oltre i limiti amministrativi dei singoli comuni. Su questi temi dovremmo tenere alta l’attenzione per evitare la Sindrome da dimenticanza una volta finita l’emergenza".

Secondo l’assessore del Comune di Imola Pierangelo Raffini:

Auspichiamo che vi siano misure e risorse tempestive per fronteggiare i danni causati dal maltempo in un territorio molto vasto che vede problematicità comuni ma anche differenziate fra i Comuni della Pianura e della Vallata. Come Comune di Imola promuoveremo la Fiera Agricola del Santerno a giugno come occasione di riflessione di quanto avvenuto, di ciò che occorre e come stimolo per un settore che rappresenta per il Nuovo Circondario oltre il 20% del valore aggiunto del sistema economico-produttivo del territorio”.

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Ultimo aggiornamento: 06-12-2023, 13:49